'Quando le cattedrali erano bianche, sintesi del mondo in bilico tra Dio e realtà, preghiera e lavoro, ragione e fede, il tangibile ed il mistico riuscivano a fondersi in mirabile sinergia. A distanza di tanti, tanti anni, nell ' epoca della civiltà e della macchina, dei grattacieli e delle conquiste tecnologiche, ci accorgiamo di aver dimenticato, in chissà quale fardello, quell' indispensabile taccuino d'appunti necessario per fare di un 'architettura il tempio di Dio. Il mondo del sacro è in crisi. È inutile negarlo di fronte alla specifica testimonianza della produzione artistica contemporanea. Pittura, scultura e architettura sono alla ricerca di sensibilità e gusto attuali che sappiano trovare il carattere del nostro secolo. Soprattutto l'architettura, il cui auge appartiene ad altri e lontani secoli. Lo dichiarano le chiese, quale massima espressione di un popolo unito nella fede. La chiesa come tempio sacro, come casa di Dio ha sempre saputo ammaliare. Questa potente architettura che appartiene con maggior entusiasmo ai secoli scorsi, nei quali accolse approvazione e stile, sta correndo disperatamente verso il nuovo millennio; con sè il ricco peso della storia, il lento e pacato trascorrere del tempo, sia in termini formali che sociali . Dalle catacombe ai giorni nostri, la storia dell' architettura cristiana è scritta anche con parole di pietra; parole semplici e toccanti che raccontano con armonia la grandiosità del Creatore d'ogni cosa. Sono state l'epoca della macchina e l'avvento di culture positivistiche e scientifiche a dar man forte allo sgretolamento di questi sassi. La società industriale e la ricchezza (invidiata ed illustre figlia) hanno fatto registrare a poco a poco un progressivo allontanamento dei valori della Chiesa o comunque un modo diverso di avvicinarsi a Dio. Insomma è inutile negare, ad oggi, una crisi del sacro, anche se al tempo stesso è doveroso riconoscere i nobili ed a volte impotenti tentativi che si vanno operando per ritrovare un, carattere comune, un linguaggio artistico facilmente interpretabile. Alla soglia del nuovo millennio, dopo la conquista di terre, di mari, e di una parte di cielo, diviene difficile capire come non sia possibile parlare una lingua comune nell' arte; una specie di Esperanto che permetta un dialogo con il passato, tentando magari un approccio con il futuro. Quale arcano mistero, o incantesimo, ha scisso in mille frammenti distinti il nostro invidiato linguaggio? La risposta è difficile, come anche la soluzione, perché la crisi non invade solamente il sacro, va oltre. Il sacro fa parte infatti di una difficile situazione che interessa tutto il comparto artistico. Si chiede, come immediato rimedio, che dilettantismo ed accademia, vengano superati da un impegno serio e radicale, e che la soluzione definitiva per ogni opera sia il frutto di un accurato lavoro e non, come purtroppo spesso accade, di una prima accettabile proposta. Se è vera la tesi che il progresso avviene dalla continua ricerca, è vero allora che la progettazione, anche relativa ad uno stesso tema, potrebbe non esaurirsi mai; questo per dire che sullo stesso tema le vie della ricerca sono più che numerose e che difficilmente si riesce ad imboccare quella giusta al primo tentativo. E diffusa invece in questi ultimi decenni, e non solamente con temi di carattere religioso, l'abitudine ad accettare soluzioni "stiracchiate" determinate da tempi sempre troppo limitati.